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EDITORIALE

L’isola,

il suo mare

     La storia millenaria della Sicilia ci racconta di un rapporto privilegiato e indissolubile dell’isola con il suo mare, quel Mare Nostrum che l’ha scelta come approdo naturale e crocevia per popoli e viaggiatori di tutti i tempi. Quel mare che le ha donato contatti con civiltà lontane, ciascuna depositaria di saperi e cultura. E il futuro della Sicilia non può che guardare ancora verso il Mediterraneo, là dove mare, cultura e turismo si coniugano. Dieci anni fa era stato avviato un progetto ambizioso: rendere la Sicilia un approdo turistico permanente in tutto il suo perimetro, con scali da diporto ogni trenta chilometri. Questo per consentire agli yatch in transito di poter attraccare in Sicilia da qualunque punto arrivassero. E, nel contempo, per dare la possibilità ai turisti del mare di circumnavigare l’isola potendo sempre contare su un approdo alla loro portata. Oggi si contano poco meno di 150 porti turistici, un terzo dei quali possiede le caratteristiche nautiche e turistiche in grado di offrire valore aggiunto: un equilibrato rapporto fra posti barca e posti auto, officine nautiche, fondali in grado di accogliere anche le imbarcazioni per i tragitti di medio e lungo raggio. E poi - per quanto attiene ai requisiti meno strettamente tecnici – la vicinanza ad alberghi e agriturismo, autostrade, aeroporti e servizi in genere. Alla realizzazione di altri nove porti turistici, intanto, si sta lavorando fra Palermo, Messina, Catania, Ragusa e Agrigento per un totale di quasi 3.500 posti barca, mentre a fine 2007 sono iniziati i lavori per il porto turistico di Siracusa: un’opera da 600 posti barca con albergo, pista per elicotteri, club velico e centro commerciale.

   Tra i progetti ancora sulla carta, anche l’approdo di Mazara del Vallo: previsti 900 ormeggi, anfiteatro e delfinario. L’at-tenzione pubblica e privata non manca. E neppure i presupposti per sfatare il mito della nautica da diporto tradizionalmente concentrata  nel Nord Italia.