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     Cerca la luce, troverai l’arte. Niente di filosofico in questa frase dal sapore vagamente enigmatico ma che rende perfettamente il meccanismo di una singolare mostra che si è tenuta il mese scorso a Palermo all’Oratorio di San Lorenzo. Famoso per i settecenteschi stucchi del Serpotta, recentemente restaurati. E tristemente ricordato anche per un furto illustre commesso all’interno dell’edificio religioso, quello della Natività di Caravaggio trafugata trentacinque anni fa e mai più ritrovata. Ma stavamo dicendo di arte e luce. La luce era quella prodotta dall’obbiettivo di un proiettore, mentre l’opera d’arte era proprio la Natività che è tornata a materializzarsi negli stessi luoghi che l’avevano custodita per secoli. E il quadro, che in effetti non appartiene più a quell’oratorio, quasi a volerne sottolinearne la pesante assenza è stato fatto “vagare” per due settimane nell’aria, attraverso un alternarsi di movimenti del fascio luminoso. Il proiettore “lanciava” la Natività nel vuoto, nel buio dell’oratorio. Erano poi i visitatori a dover “ritrovare” di volta in volta il dipinto, rincorrendo la luce che lo “imprigionava”. Armati di tele bianche, appositamente preparate, non appena riuscivano a intercettare il fascio del proiettore compivano la magia: la Natività tornava a risplendere, in tutta la sua magnificenza, all’interno del “San Lorenzo”.

     Ma non era, questa, l’unica particolarità per una mostra decisamente sui generis organizzata dal Comune di Palermo, nell’ambito di Kals’art winter, con l’Associazione Amici dei Musei Siciliani. Alla scoperta di significati nascosti o di precise allusioni, il visitatore era investito fin dal suo ingresso nel percorso espositivo di un ruolo che andava ben al di là della semplice attività di spettatore. Si rendeva subito conto che si trattava di una mostra da vivere, mettendone assieme tutti i tasselli. A cominciare da quel calpestare una stampa della Natività, stropicciata e sgualcita, messa per terra all’ingresso. Non era possibile evitarla.   Bisognava  passarle

 

MOSTRE Originale rassegna artistica il mese scorso all’Oratorio San Lorenzo  di Palermo dove  è “apparsa” la Natività di  Caravaggio trafugata 35 anni fa e mai più ritrovata. Giochi di luce ed effetti scenici hanno ridato vita al dipinto in una  suggestiva  mostra  che,  per la sua particolare natura,  ha  coinvolto  il pubblico  rendendolo  parte  attiva  dell’esposizione.

 

Illusioni d’arte: riappare la Natività

 
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Nella foto, una riproduzione della Natività di Michelangelo da Caravaggio, dipinto rubato più di trentacinque anni fa, nell’ottobre del 1969, e mai più ritrovato. L’opera, che era custodita all’interno dell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, è tornata a “risplendere” all’interno dei suoi antichi luoghi attraverso una particolare rassegna espositiva che, con l’ausilio di artifizi tecnici e scenici, ha ridato luce al dipinto caravaggesco.

 

sopra e pestarla con i piedi se si voleva continuare lungo il tragitto dell’alle-stimento. Com’è sin troppo ovvio, con questo gesto apparentemente dis-sacrante e blasfemo, gli autori della mostra hanno voluto ricordare, ad ogni passaggio, la triste sorte toccata al dipinto dopo essere stato rubato. Pare, infatti, che per alcuni anni dopo il furto, la tela fosse stata nascosta sotto lo scendiletto del pentito Mannoia. Fu lui stesso a raccontarlo agli inquirenti nel corso di indagini di mafia e la Natività - chi l’avrebbe mai detto? - nel suo infinito girovagare era finita anche “dentro” ai freddi faldoni di atti processuali. 

     Proseguendo nel percorso, la visita era accompagnata da un brano di Pietro Bellori, “Vita di Michel Angelo da Caravaggio”, letto da un attore e inciso su un nastro. Ma a un certo punto, e mai sempre allo stesso punto, ancora colpi  di scena: le parole  diventavano incomprensibili, il         sonoro

 

 

andava in distorsione, impossibile comprendere. Le frasi sembravano dileguarsi, come l’opera d’arte che non c’è più: rimbalzando da una parete all’altra, si disgregavano svanendo poi nel nulla. Era in quel momento che ci si accorgeva di un rumore insistente, una sorta di suono “primordiale”, un ronzio fastidioso che non lasciava in pace il cervello. Era la Natività che, nel vano tentativo di riappropriarsi di quegli spazi - dei suoi spazi - continuava a vagare sinuosamente nell’ambiente. Era la Natività - la parola natività - registrata anch’essa ma fatta ascoltare al rallentatore. Il suono di quella singola parola era stato allungato come un elastico e reso pressoché infinito: ventiquattro minuti. Così che nessuno potesse percepirne la presenza, ma la Natività era sempre lì, in mezzo a tutti. Sfuggente ed eterea, calpestata  e sbiadita, eppure ancora lì.

                                        Luoghi

                                             di Sicilia

 

 

 

 
Casella di testo: Periodico on line di cultura, tradizioni popolari, valorizzazione del territorio e delle risorse paesaggistiche. Iscrizione N. 288 del 
7 ottobre 2003 nel Registro delle Testate Giornalistiche del Tribunale di Trapani. Direttore responsabile Alberto Augugliaro


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