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    Scienza e tecnologia diventano strumenti imprescindibili per la tutela del patrimonio storico-artistico. Se ne è parlato in ottobre al terzo convegno internazionale organizzato a Palermo dall’Iccrom (Internatio-nal Centre for the Study of the Preservation and Restauration of Cultural Property) con il patrocinio dell’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e Ambientali. Nella presti-giosa cornice di Palazzo dei Nor-manni si sono incontrati soprinten-denti e addetti ai lavori delle aree del bacino del Mediterraneo che già da anni lavorano in stretta sinergia con i dipartimenti di scienze e nuove tecnologie delle università, nella consapevolezza che non si può più parlare di restauro e conservazione del bene antico prescindendo dall’ausilio dei supporti tecnologici. Ma non basta. Per raggiungere risultati davvero significativi in termini di efficacia e sicurezza degli interventi, servono protocolli comuni per la classificazione dei beni e per le opere di restauro attraverso le nuove opportunità offerte dal mondo scientifico. E’ per questo che nel corso dell’incontro palermitano è stato inaugurato un tavolo tecnico per la messa a punto di una strategia comune d’intervento in tutta l’area mediterranea con l’obiettivo di redigere, prima che sia possibile, una “Carta del Rischio” del patrimonio storico-artistico dei paesi rivieraschi del Mediterraneo. Un documento che tenga conto del confronto scientifico, mirando alla condivisione delle strategie e delle scelte adottate dai singoli stati. I lavori di Palermo- oltre  che costituire uno straordinario

 

momento di incontro e di scambio per i paesi europei, del Nord Africa e del Medio Oriente – hanno consentito di creare le basi per la condivisione e la sistematizzazione delle conoscenze che confluiranno in una banca dati comune e, soprattutto, condivisa nei protocolli. Vario e articolato il  programma dei lavori, con sessioni che hanno inquadrato nei dettagli tutte le tematiche legate alle nuove strategie d’indagine, intervento, monitoraggio e sicurezza, con particolare attenzione alle più recenti tecniche di indagine non distruttive, con tecniche di microanalisi e indagini ambientali per il monitoraggio e la sicurezza. Ma a Palazzo dei Normanni si è discusso anche di rischio sismico e di salvaguardia del patrimonio storico-artistico dai disastri naturali. Ancora una volta  mirando  a  individuare  sinergie comuni anche nella       gestione

 

di tali particolari rischi. E questo perché il Mediterraneo, e in particolare i versanti meridionale e orientale, costituiscono una realtà unitaria anche sotto il profilo geomorfologico e della fenomeno-logia sismica.

    L’ultima sessione di incontri, giusto per passare dagli aspetti teorici a quelli pratici, è stata dedicata a una visita “sul campo” al cantiere di restauro - inaugurato otto mesi fa - della Villa Romana del Casale a Piazza Armerina. Agli studiosi provenienti da mezza Europa, Africa e Medio Oriente è stato presentato il progetto di restauro del prestigioso complesso che dovrebbe essere riconsegnato entro il prossimo anno, con i suoi inimitabili mosaici restituiti agli splendori d’un tempo.

 

 

 

 


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