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Nella immagine qui sopra uno scatto del sito archeologico di Solunto, insediamento fenicio a partire dal settecento avanti Cristo secondo quanto ci ha riferito Tucidide

 

velli secondo uno schema che voleva le botteghe al piano più basso, un ambiente intermedio e, infine, per     sfruttare il dislivello, la cisterna alla quale confluivano le acque provenienti dal peristilio. Mosaici e pitture adornano la casa, mentre in una raffigurazione al centro della struttura troviamo rappresentato un astrolabio con il globo terrestre circondato dalle sfere celesti. 

     Con il Santuario, lungo la “via dell’Agorà”, ha inizio la zona pubblica della città. Imponente, il Santuario consta di due singole costruzioni, una delle quali arricchita da un altare: da qui la scelta di chiamare Santuario l’intero edificio, certamente adibito al culto fenicio-punico. Sottoposta a vincolo paesag-gistico e archeologico sin dagli anni sessanta, Solunto conta ogni anno trentamila visitatori, con punte massime fra aprile e ottobre.

 

 

divisa da una serie regolare di ampie strade, intersecate perpendicolar-mente da assi viari minori secondo i criteri ippodamei. La disposizione degli alloggi è indicativa della stratificazione sociale dell’epoca. Nelle zone più decentrate, infatti, le abitazioni sono particolarmente anguste, mentre quelle centrali sono più larghe e ricche di decorazioni.

     Nei pressi delle dimore più centrali troviamo il “Ginnasio”. Nome dato arbitrariamente a un’antica dimora a due piani. Del vero Ginnasio gli scavi, invece, non hanno trovato tracce. Ma gli archeologi, da alcune iscrizioni rinvenute, sono certi che Solunto ne avesse avuto uno.

     Tra le abitazioni meglio conservate spicca per la sontuosità delle decorazioni la “Casa di Leda”, venuta alla luce nel 1963 e che ha preso il nome da uno dei suoi dipinti. Quest’alloggio si  sviluppa  su  tre    li-

 

     Sul suo nome gli storici sono tuttora divisi. Per alcuni deriverebbe da un brigante chiamato Solus e  ucciso da Eracle. Per altri, più verosimilmente, deriverebbe dal greco solus, roccia. Ma per tutti Solunto è uno fra i più importanti e conosciuti insediamenti siciliani dei Cartaginesi. Fondata proprio dai coloni di Tiro nel IV secolo avanti Cristo, divenne presto un attivissimo centro di traffici marittimi, rivaleggiando per il primato con Palermo e Mozia. La più antica notizia su Solunto ci è stata tramandata da Tucidide che ci riferisce di insediamenti fenici su Solunto già nel 700 prima di Cristo, al tempo della prima colonizzazione greca. Dagli scavi sul monte Catalfano, a venti chilometri da Palermo, non  era sinora venuto alla luce nulla che potesse esser datato anteriormente al IV secolo. Si era così pensato, in un primo momento, che Tucidide si riferisse ad una località vicina (Pizzo Cannita) dove furono rinvenuti due sarcofagi punici ora conservati al Museo Archeolo-gico Regionale di Palermo. Ma la recente scoperta, proprio ai piedi di monte Catalfano, di tombe risalenti al VI secolo ha permesso di guardare con rinnovato entusiasmo alle notizie tramandateci dallo storico greco. Consentendo agli studiosi di avanzare ipotesi più precise sulla localizzazione del sito. Secondo le versioni più accreditate, l’antica Solunto sorgeva verosimilmente ai piedi di Monte Catalfano, vicino al mare. Ben in linea con le necessità dell’antichissima colonia fenicia.

     Gli scavi dell’ottocento, e in particolare quelli degli anni cinquanta del 1900, hanno permesso di ricostruire, sia pure per grandi linee, la struttura del sito. La       città era sud-