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Nella foto una locandina della manifestazione
novembrina che ha visto in passerella a Caltanissetta i piatti tipici della
buona tradizione gastronomica siciliana
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![](In%20Vetrina_file/image028.gif) |
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Globalizzazione significa sempre più spesso perdita di identità. Ci
si ritrova in movimento, alla ricerca di se stessi e non si fa in tempo ad
aggrapparsi alle “nuove certezze” che già sono state messe in discussione e
superate. Fermarsi equivale a perdere il proprio posto sul treno della
vita. Rinunciare alla folle ricerca di una identità oramai in continuo
divenire. Soverchiati dalle fuggevoli necessità di un mondo transeunte per
definizione. Eppure talvoltà è necessario rallentare la marcia. E gettare
uno sguardo agli anni già passati. E accorgersi di quante buone tradizioni
è ricca la Sicilia. E su quelle, magari, provare a puntare per consolidare
il rapporto con il futuro, “ripartendo da ieri”. Da qualche anno la città
di Caltanissetta sta riscoprendo i mestieri di un tempo, rispolverando le
antiche tradizioni dell’artigianato e dell’arte culinaria. Gli ultimi mesi
dell’anno sono stati ricchissimi di
iniziative per la valorizzazione e la promozione di attività “in via di
estinzione” che rappresentano un patrimonio assai prezioso di cultura. In
novembre la prima rassegna, “Cento sapori della nostra terra”, ha messo in
vetrina i piatti della cucina tradizionale siciliana. Con la supervisione
di “Legambiente” e “Slow Food” di Caltanissetta sono state riproposte tutte
quelle pietanze che sono espressione di una autentica filosofia di vita, in
contrapposizione, se vogliamo, alle mode – imposte, ma talvolta necessarie
– del “fast food”. Andar veloce fa male, soprattutto a tavola. Meglio la
dieta mediterranea. Tra le tante mostre organizzate a corollario
dell’iniziativa - con esposi-
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zioni di
fotografia, pittura, scultura – di particolare interesse è stata
quella sulle specie animali autoctone in via di estinzione. Abituati come
siamo a vedere la realtà attraverso gli schermi di un computer, ha fatto un
certo effetto accorgersi che il mondo è fatto anche di asini ragusani e di
Pantelleria, capre girgentane, cavalli sanfratellani, pecore comisane,
bovini di Modica e ancora suini neri dei Nebrodi e galline isolane a doppia
cresta. Specie animali rigorosamente siciliane e da salvaguardare ad ogni
costo: a loro è legata, infatti, la tipicizzazione di molti dei prodotti in
mostra a Caltanissetta.
In
dicembre, invece, è stato il momento della pasticceria siciliana. A “Dolce
arte” hanno aderito una sessantina di
espositori provenienti
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da diversi comuni non soltanto del nisseno ma
anche del palermitano e del messinese. Per una “dolcissima” passerella di
dolci siciliani che ha visto salire agli onori della ribalta il dolce
tipico nisseno, il torrone
mandorlato preparato per l’occa-sione dai migliori maestri pasticceri e
offerto in degustazione. Ma “Dolce arte”, come suggeriva lo stesso nome
dato alla manifestazione, ha voluto proporre anche altri generi di
manufatti artistici. La già ricca e
dolce “vetrina” ha potuto così contare anche su gioelli, ricami, pizzi e
merletti, composizioni floreali, ceramiche e oggetti in terracotta, lampade
e monili. Insomma, tutto ciò che poteva far arte, tipicamente siciliana.
Dolce a mangiarsi. Ma anche a vedersi.
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