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     L’idea di confine richiama quasi sempre quella di chiusura. Una barriera da non oltrepassare. Un limite inaccessibile e inesplorabile. E per questo intriso di mistero. Corteggiato dalla umana sete di conoscenza. Le città costiere hanno sempre sperimentato l’affascinante rapporto con il proprio mare percependolo ora come luogo di confine, un waterfront – come direbbero gli anglofoni – tra la città e il mare, ora una via di accesso per nuove esperienze e scambi culturali. Ed è proprio sui porti che si sono concentrate negli ultimi anni le attenzioni di urbanisti e paesaggisti, proponendo una rivalutazione del rapporto città-mare secondo una visione largamente condivisa che vuole le città costiere prender forma e svilupparsi partendo dal porto. Non più visto come zona di confine, limite inaccessibile, ma come motore primo della città, risorsa insostituibile da cui prender le mosse per  condividere nuove conoscenze e accrescere le occasioni di sviluppo. E da ottobre Palermo ha riscoperto un legame antico con il suo mare ospitando (fino a metà gennaio) “Città porto”, una sezione della “Mostra Internazionale di Architettura” della Biennale di Venezia che mai nella sua centennale storia aveva allestito una sua esposizione lontano dalla “laguna”. Filmati, plastici, animazioni tridimensionali ci hanno raccontato di una Sicilia interamente protesa verso il suo mare, in uno slancio quasi affettivo e di profonda gratitudine. D’altro canto è proprio al mare che si deve riconoscenza se nei millenni la Sicilia ha potuto confrontarsi con le culture più lontane e antiche.

     Da giugno  gli  architetti che da tutta Italia hanno preso parte all’iniziativa della Biennale si sono cimentati nel riassetto delle aree urbane di waterfront individuate in sette   regioni   del   Sud   d’Italia.  Il

 

punto d’arrivo dell’iniziativa sarà la riqualificazione delle città, “dalle infrastrutture urbane alle dinamiche sociali”, nell’ambito delle mode, dei gusti e delle prospettive interna-zionali che realizzano il rapporto fra architettura e società. Il mare è il punto di partenza del progetto. Il mare visto come leva di sviluppo economico e culturale. E chissà che qualche lavoro possa davvero venir preso in considerazione dalle amministrazioni delle città interes-sate per esser11 realizzato.

    Quattro distinte aree tematiche hanno caratterizzato le esposizioni di Palermo. La prima tappa ha visto protagoniste   le   città    portuali    del mondo: Oslo, Elsinki, Liverpool, Edinburgo, Rotterdam, San Francisco. Ed ancora Rio de Janeiro,

 

Città del Capo, Yokohama, Sydney.  E naturalmente Genova e Venezia. Il secondo momento espositivo, “Città-Porto, grande Sud”, ha riguardato dieci aree portuali del-l’Italia meridionale e ha fornito un quadro delle iniziative in atto per  la riqualificazione del fronte urbano-portuale. “Città-Porto, Palermo, Mediterraneo” è stato dedicato, invece, al capoluogo siciliano e alle iniziative che la città sta realizzando per il suo fronte a mare. L’ultima mostra è stata riservata ai migliori lavori del Premio Portus. L’interesse della Biennale di Venezia per la Sicilia è un segnale da cogliere. Per rinvigorire la tradizione delle sue città costiere, crocevia di culture e tradizioni.