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trascorse dal principe di Salina ad osservare le stelle con tutto il loro fascino perverso dell’immutabilità, tema ricorrente nelle pagine più introspettive del romanzo.

     I percorsi d’arte propongono ancora visite a Palazzo Steri, ai musei Doderlein e Gemellaro, al convento di Sant’Antonino, alla chiesa di Sant’Antonio Abate e alla Cappella dei Falegnami. E per un’iniziativa patrocinata dall’Univer-sità non poteva mancare un doveroso omaggio a scienza e tecnica: e così nei fine settimana d’ottobre saranno d’obbligo le visite al Museo della Radiologia in piazza delle Cliche e, dulcis in fundo, alla meraviglia delle meraviglie: quel concentrato di colori e profumi dal Mondo che è l’Orto Botanico   

Alberto Augugliaro

 

 

una tomba - probabilmente quella di una madre badessa - e in due ampolle di vetro con all’interno delle pergamene. Ed è proprio su queste  che si è concentrata l’attenzione degli studiosi. Ma per sapere quale messaggio era stato loro affidato bisognerà attendere che sia portato a termine il lavoro dei tecnici romani dell’Istituto di patologia del libro al quale le ampolle sono state, nel frattempo, affidate.

     Ma non finisce qui. Tra i tesori da riscoprire nei week-end ottobrini ci sarà anche l’Oservatorio astrono-mico dove sarà possibile ammirare anche alcuni preziosissimi pezzi appartenuti a Fabrizio Tomasi di Lampedusa, l’ultimo “Gattopardo”, al quale il nipote Giuseppe Tomasi si ispirò per l’omonimo romanzo, non tralasciando di  raccontare delle notti

 

     Filastrocche, graffiti, pensieri in versi. Un osservatorio astronomico, ampolle e pergamene. E poi cappelle, cripte, musei e monumenti. La Palermo seicentesca si svela agli sguardi impazienti di turisti e cultori d’arte. Dodici siti per decenni rimasti pressoché sconosciuti ai più  torneranno a risplendere nei quattro week-end d’ottobre, illuminati dalla luce sempre indiscreta della voglia di conoscenza.

     L’iniziativa, promossa dall’Uni-versità degli Studi di Palermo  con la collaborazione dell’associazione “Amici dei musei siciliani”, proporrà otto giorni di visite guidate e percorsi conoscitivi negli angoli più remoti di Palermo, alla scoperta di un’altra città, avvolta nei silenzi misteriosi e affascinanti, fra i tesori del XVII secolo.

     Graffiti, poesie, filastrocche. Sono quelli scoperti dai restauratori sotto i “moderni” intonaci del Carcere dei Penitenziati di Piazza Marina, prigione segretissima della Palermo dell’Inquisizione dove fino a quasi tutta la seconda metà del 1700 furono rinchiusi i condannati “in nome di Dio”. Disegni e filastrocche che rievocano l’atmosfera cupa e sospettosa di un momento storico che aveva fatto della lotta agli eretici la sua ragion d’essere. Non c’è che dire: vengono i brividi a considerare che quell’epoca - non quella dell’inquisizione in senso stretto - ma quell’altra della estremizzazione dei contrasti religiosi non si è ancora conclusa. Tant’è che Papa Ratzinger ha dovuto attingere al suo conservatorismo proponendo alle comunità il ritorno della Santa Messa in latino. Ma questo è un altro discorso.          

     Dicevamo dei dodici tesori d’arte. Tra i quali spicca la cripta delle Repentite, scoperta di recente per puro caso nel corso dei lavori di ristrutturazione dei bagni di un antico edificio: cercando le condotte rotte dell’acqua le maestranze si sono imbattute in un altare seicentesco,  in