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![](Archeologia_file/image028.gif) |
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Particolare
della locandina della quarta edizione del festival del cinema archeologico
che si è svolto ad Agrigento a fine luglio
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![](Archeologia_file/image029.gif) |
Nove
pellicole, oltre otto ore di proiezioni, centinaia di siti, tracce e
simboli di civiltà lontane cinquemila anni. Sono i prestigiosi numeri del
Festival Archeologico che si è svolto a fine luglio in Sicilia nella
magnifica cornice della Valle dei Templi di Agrigento. E’ stato uno
spettacolo del tutto particolare per le insolite immagini proposte, di
grande impatto per l’altissimo contenuto tecnico-scientifico. Sono stati
proiettati i migliori film archeologici italiani e stranieri, selezionati e
proposti con la collaborazione della Rassegna Inter-nazionale del Cinema
Archeologico di Rovereto e della rivista “Archeo-logia Viva”. Quattro le
sezioni che hanno animato la rassegna: “Ante-nati”, “L’uomo e il deserto”,
“Le prime città”, “Mito e spiritualità”.
Grande attesa tra i cultori siciliani
di archeologia per “Venezia e la Galea perduta”, un film-documenta-rio di
ottanta minuti firmato dal regista Marco Visalberghi. Al centro della
pellicola, finita di girare e presentata nel 2006, il ritrovamento di una
galea del XIV secolo ai margini dell’isolotto di San Marco in Boccalama,
sommerso da sei secoli nelle acque della laguna veneta. Il documentario ha
messo in luce le particolari tecniche costruttive delle navi adibite alle
battaglie e al trasporto delle merci, tecniche che, con speciali protocolli ingegneristici,
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consentivano
alle maestranze di realizzare cento galee in meno di cinquanta giorni.
“Il segno della pietra, il Sahara
sconosciuto degli uomini senza nome” si è soffermato, invece, sulle
comunità preistoriche sahariane. Con la regia di Lucio e Anna Rosa, il film
ha voluto raccontare la vita nel deserto attraverso l’alternarsi
di fasi climatiche estreme: dalle grandi piogge ai periodi di aridità.
Olivier Julien
è stato apprezzato
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in
Sicilia per “La leggenda di Aratta”, un film-documentario che racconta di
un’antichissima civiltà vissuta cinque mila anni fa nel sud-est dell’Iran.
Gli scienziati ritengono si tratti del mitico regno di Aratta descritto
dalle più antiche leggende sumere. Una potente città-stato talmente
importante da aver “dovuto” inventare la scrittura per i suoi scambi
commerciali.
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