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Alcuni dei reperti provenienti dagli ultimi scavi su monte Polizzo a Salemi, già parzialmente selezionati e catalogati. Foto concessa dall’Ufficio Stampa del Comune di Salemi

 

 

ai pochi accenni nei libri primo,       terzo e nono, è quasi tutto il quinto libro ad essere dedicato a questa leggenda.

     Con gli scavi di agosto non ter-mineranno le “spedizioni” in Sicilia degli archeologi americani, in virtù di un sodalizio che dura ormai da oltre sei anni. Monte Polizzo ha ancora molto da raccontare e l’università di Stanford, la Sovrintendenza di Tra-pani e il comune di Salemi hanno già pianificato i prossimi interventi sulle aree archeologiche. Dopo una breve pausa, la Sicilia continuerà a stupire ancora con la sua inesauribile cultura millenaria.

 

 

     Ormai non ci sono più dubbi. Salemi fu Elima. Nuove e interessanti conferme, infatti, arrivano dai nuovi reperti rinvenuti nel corso delle ultime campagne di scavi sul Monte Polizzo curate dalla Università californiana di Stanford. Una equipe di trenta archeologi, coordinati dal professor Ian Morris, ha portato alla luce a fine agosto più di mille reperti che, stando ai ricercatori, hanno consentito di sta-bilire definitivamente che a Salemi vi fu un importante insediamento della civiltà elima. La Sovrintendenza dei Beni Archeologici di Trapani sta curando, adesso, in convenzione con l’università americana, la cataloga-zione di tutti i pezzi venuti alla luce. Un panorama di forme e tipologie molto ricco: vernice nera, anfore greco italiche, ceramica comune e da fuoco. Dunque non solo Erice, Segesta ed Entella, ma anche l’antica Salemi, già citata dalle fonti come Alicia, fu luogo scelto dal popolo elimo, le cui origini si perdono nella notte dei tempi intrecciandosi con il mito.

     Le fonti ci hanno tramandato due tradizioni contrapposte che fanno  capo una a Tucidide e l’altra ad Ellanico. Il più antico tra gli storici è Ellanico di Mitilene che considera gli elimi un popolo italico cacciato dalla propria terra tre generazioni prima della guerra di Troia, cioè nel 1270 a.C. Più suggestiva la tesi di Tucidide che vale la pena di ricordare:   “Espugnata   che     fu Ilio,

 

alcuni dei troiani sfuggiti agli achei approdarono con le loro imbarcazioni in Sicilia ove si stabilirono ai confini dei sicani e, tutti insieme, ebbero il nome di elimi. Erice e Segesta furono le loro città. A loro si aggiunsero e con loro abitarono alcuni dei focesi che, al ritorno da Troia, erano stati dalla tempesta sbattuti prima in Libia e di là, poi, in Sicilia”. È molto interessante altresì menzionare, tra gli autori seguaci di Tucidide, anche Virgilio il quale racconta il passaggio di Enea in Sicilia e tutti i dettagli della leggenda troiana delle origini di Segesta.  Oltre