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Nella foto la copertina di “Arabi e Normanni in Sicilia e nel Sud dell’Italia” in libreria per i tipi della Magnus

 

     La Sicilia, attingendo al copiosissimo archivio della sua storia millenaria, può raccontare di culture e popoli lontani. Per la sua invidiabile posizione geografica, al centro delle rotte commerciali sin dai tempi dei Fenici, si è rapportata con i saperi più diversi. Saperi che, integrati, assimilati e reinterpretati hanno dato vita, negli anni, a un unicum culturale ricco e variopinto. Ma uno dei periodi più fulgidi della storia della Sicilia, durante il quale questa integrazione culturale ha conosciuto il momento di massima apertura e produzione, è stato senza dubbio quello delle dominazioni arabe e normanne durante il quale si è potuto realizzare uno straordinario intreccio nelle arti, nella scienza e nella tecnica, nella organizzazione militare e nell’amministrazione del territorio, nella lingua. Adele Cilento e Alessandro Vanoli hanno fatto rivivere gli splendori di quei secoli in “Arabi e Normanni in Sicilia e nel Sud dell’Italia” (edizioni Magnus, pag. 324, euro 68) attraverso un viaggio virtuale in quei secoli, tra cattedrali, città e castelli, forme arabe e luci bizantine che hanno plasmato un regno sfavillante di colori.

     Di grande formato, con centinaia di fotografie a colori, di cui moltissime a tutta pagina, il volume ripercorre quattro secoli di storia della Sicilia e del Sud dell’Italia, accompagnando idealmente il lettore in giro per musei alla scoperta di reperti straordinari: abiti, armi, bassorilievi, stoffe in seta, cofanetti in avorio. E poi ci sono le chiese, la manifestazione più nitida della integrazione culturale cercata e realizzata dai Normanni. Ricche di influenze arabe e bizantine, infatti, danno l’idea di come si sia realizzata questa comunione di stili e di culture. I testi, pur nel rigore dell’esposizione, catturano il lettore in un viaggio avvincente ed emozionante, rendendolo testimone privilegiato di una vicenda artistica e culturale unica e straordinaria. 

Alberto Augugliaro